SANITA' LAZIO: A FEBBRAIO 118 FERMO PER 808 ORE

Roma -

Nei primi 14 giorni di febbraio ammontano già ad 808 le ore in cui le ambulanze del 118 sono state bloccate all’interno dei pronto soccorso della capitale – contro le 723 dell’intero mese di gennaio – a causa dell’assenza di letti e/o barelle su cui trasferire i pazienti. Il risultato sono ambulanze ferme nei pronto soccorso e pazienti costretti a sostare per ore sulle barelle delle ambulanze del 118 sulle quali effettuano visite ed esami diagnostici.

 

In cima alla lista nera troviamo il Policlinico Casilino con 241 ore di blocco, seguito dal Pertini con 216 ore. Al Policlinico Casilino il giorno 13 febbraio è persino avvenuto che un’ambulanza è stata bloccata per 20 ore consecutive ed il paziente è stato costretto ad effettuare una seduta di dialisi direttamente sulla barella della vettura.

 

Oltre a ripercuotersi negativamente sulla cittadinanza, che vede notevolmente dilatati i tempi di soccorso (8 sono i minuti nei quali dovrebbe intervenire il servizio di emergenza a Roma), questa situazione costringe i lavoratori del 118 a ritmi di lavoro massacranti e a continui spostamenti dalla zona di competenza territoriale, con lo stress e la frustrazione continua dati dalla consapevolezza di fornire un servizio inefficace.

 

“A queste condizioni di lavoro non solo corrisponde un aumento del numero di infortuni a carico dei lavoratori e delle lavoratrici del 118 (+ 15% nel 2007 solo nella città di Roma), ma stanno aumentando notevolmente anche gli atti di violenza, spesso non denunciati, nei confronti del personale delle ambulanze, che in prima linea è costretto a subire gli effetti nefasti di una scellerata politica regionale sulla Sanità”, denuncia Licia Pera del Coordinamento RdB/CUB del 118 ed eletta nella RSU.

 

“Non ci si venga a dire che la colpa è dell’epidemia influenzale – continua la rappresentante sindacale -  questo è il risultato di un Piano di Rientro dal Deficit attraverso il quale l’assessorato alla Sanità della Regione Lazio taglia migliaia di posti letto negli ospedali e riduce la spesa  della Sanità Pubblica in questa regione, costringendo cittadini e lavoratori in condizioni indegne. Ma è anche il mezzo attraverso il quale cerca di portare a termine il piano di “privatizzazione” del 118: svuotandolo dal di dentro di qualunque significato”, conclude Pera.