USB Sanità: chi ha firmato già (e chi firmerà dopo) questo contratto è contro i lavoratori

Nazionale -

 

Il 23 Febbraio 2018 si è consumato l’ennesimo scempio ai danni dei lavoratori della Sanità

Si tratta di un pre -accordo a cui seguirà la firma definitiva il 24 Aprile. Per ora troviamo solo le firme di CGIL-CISL- UIL ed FSI ma è nostra convinzione che il 24 aprile si aggiungeranno tutti gli altri, anche perché la stesura finale avverrà guarda caso dopo le elezioni delle RSU. GI

Un accordo questo, inaccettabile sia dal punto di vista economico che normativo.

LA QUESTIONE ECONOMICA

L’aumento contrattuale a regime, non solo non restituisce ai lavoratori ed alle lavoratrici del comparto quanto perso in termini economici a causa del blocco della contrattazione, ma non copre neanche, se non in minima parte, l’inflazione registrata negli anni dal 2010 al 2017, determinando danni irreversibili alle retribuzioni ed agli istituti ad esse collegati. L’elemento perequativo presente nella tabella D dell’accordo è finanziato solo per (9? 10?) mesi del 2018 e non è valido ai fini previdenziali del TFR e degli altri istituti legati alla retribuzione, configurandosi quindi come un compenso sostanzialmente fuori busta.

I sindacati complici ci voglio propinare che più di questo non si poteva. Ci spiegassero pure perché invece nel frattempo si è potuto trovare i soldi per salvare banche come Monti dei Paschi di Siena e Banca Popolare Veneta, gli sconti contributivi da parte del governo alle imprese private che ammontano a quasi 80 MLD tra il 2014 ed il 2019 (già in bilancio), i soldi confermati per l’acquisto degli F35 o quelli di nuovo stanziamento per la missione militare in Niger.

Beh, cari sindacati complici, quando si parla di sanità, pensioni e scuola i soldi non ci sono mai … Per gli altri si!

LA QUESTIONE NORMATIVA

Se è vero che agli occhi dei lavoratori risalta la “mancetta” degli aumenti contrattuali, è anche vero che la lettura attenta dell’accordo ci fa dire che la parte normativa è ancor peggio:

Orario di Lavoro: Tramontata qualsiasi possibilità di riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanale prevista dai contratti precedenti, con questo accordo si evidenzia di fatto il superamento della normativa europea per quanto concerne le 11 ore di riposo, che possono essere posticipate in caso di riunioni di reparto o formazione obbligatoria. Inserimento del tempo di vestizione e vestizioni fino a 10 minuti complessivi elevati a 15 minuti per la consegna. 5’ per vestirsi, 5’ di consegna e 5’ per svestirsi… un pit stop da formula 1! Il lavoro straordinario tende all’obbligatorietà. Restano fissati i limiti delle 180 ore annue innalzate a 250 per il 5% del personale in servizio.

Indennità: Si mantengono le stesse cifre di 20 anni fa. Per quanto concerne l’indennità notturna e di reperibilità questa potrebbe essere aumentata in sede di contrattazione decentrata sulla disponibilità delle risorse del fondo. Praticamente una delle questioni più delicata per la sicurezza del lavoro e del rischio stress correlata viene lasciata alla mercè delle disponibilità del fondo aziendale con un risultato di una disparità di trattamento per quanto concerne tutti i lavoratori notturni sul territorio nazionale.

Sistema Classificatorio del personale: Il tutto viene rimandato ad una commissione ai posteri. Allo stato attuale la diversità dei fondi contrattuali ci fa credere che il futuro prossimo delle fasce sia a forte rischio. Infatti il nuovo fondo dell’art.81 (fasce e premialità) viene completamente svuotato da quegli istituti che finora avevano permesso la loro fruibilità (permeabilità con il fondo Straordinari). Il tutto a vantaggio delle posizioni organizzative e coordinamenti ora chiamati incarichi funzionali e organizzativi che continueranno ad essere finanziate dal fondo risorse decentrate, facendo pagare l’organizzazione del lavoro ai lavoratori (v.art.80).

Sanzioni disciplinari: con la scusa dei furbetti del cartellino sono state inasprite le norme disciplinari ampliando il ventaglio delle sanzioni facile

Produttività: Sostanziale recepimento della Riforma Brunetta.

LA QUESTIONE SINDACALE

Confermata una norma contrattuale antidemocratica che obbliga le Organizzazioni Sindacali a firmare Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per poter partecipare alla contrattazione integrativa aziendale, indipendentemente dalla certificazione della rappresentatività ottenuta con la somma degli iscritti e dei voti dell’elezioni RSU.

Cancellata la contrattazione su orario di lavoro, formazione e mobilità del personale, pronta disponibilità e lavoro notturno, facendo un passo indietro addirittura alla Riforma Brunetta.

La creazione di un organismo paritetico a cui possono accedere i firmatari di contratto e l’amministrazione che stabiliranno nuove forme di organizzazione del lavoro e misure per disincentivare elevati tassi di assenza. Ovviamente non sarà presente in questo organismo la RSU. Un nuovo tentativo per indebolirne la sue efficacia.

E’ LA FINE DEL CONTRATTO NAZIONALE. TUTTO SEMPRE PIU’DEMANDATO ALLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA CHE DETERMINERA’ SEMPRE PIU’ DISPARITA’ DI TRATTAMENTO TRA I LAVORATORI SALVAGUARDANDO I SOLITI FANS DEI SINDACATI COMPLICI E DELL’AMMINISTRAZIONE A CUI VERRANNO DATI LAUTI PREMI (INCARICHI). UN BEL PREMIO PER CHI TRASMETTE GLI ORDINI DEI CAPI. PER IL RESTO DEL PERSONALE LE SOLITE BRICIOLE!

IL RICATTO ALL’ESCLUSIONE DALLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA NON VALE CERTAMENTE LA PELLE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI DELLA SANITA’!

IL 17 APRILE NON È POI COSÌ LONTANO…. NESSUN VOTO ALLE ELEZIONI DELLA RSU A CHI HA FIRMATO (E A CHI FIRMERA’ DOPO) QUESTO CONTRATTO!

 

COORDINAMENTO NAZIONALE USB SANITÀ