9 MAGGIO - La RdB CUB Sanità scende in piazza contro la politica sanitaria della Regione Veneto

Chiedendo: ASSUNZIONI PER MIGLIORI SERVIZI SANITARI PUBBLICI

e CONTRATTO NAZIONALE con adeguati finanzianti dello stato, non dalle regioni

Venezia -

La RdB CUB Sanità denuncia come la politica sanitaria della Regione Veneto, a partire dagli anni ’80, sia andata in direzione del tutto opposta ai bisogni di salute dei cittadini.
Le linee di progetto della Giunta, e cioè l’idea dell’ospedale pubblico "per acuti" e l’obiettivo della riduzione dei posti letto per razionalizzare la spesa, si sono rilevate scelte sbagliate.
Attualmente nella nostra regione i posti letto nel settore pubblico sono 18.700 (il 42% di quelli di trent’anni fa) ed i lavoratori addetti negli ospedali 42.000.
Un taglio di oltre il 50% dei posti letto non ha portato alla liberazione di alcuna risorsa per la prevenzione, ed anzi sono aumentati i costi medi per ricovero e per posto letto.
Si parlava di trasferire risorse dall’ospedale al territorio, ma l’ospedale è diventato territorio.
Oltre il 50% dell’attività ospedaliera è oggi, infatti, rivolta al territorio: prevenzione, diagnosi precoce, specialistica, screening, controllo, assistenza post operatoria, riabilitazione post infarto.
E’ necessario ripensare ad una ripartizione territoriale diversa, rispetto alle schede regionali, dei posti letto delle strutture pubbliche: ci si deve più chiedere e calcolare quante visite, assistenze, riabilitazioni devono essere fatte e solo all’interno di questo collocare i posti letto.
Altra scelta assolutamente sbagliata, operata dalla Giunta del centrodestra, è stata quella si separare la sanità dall’assistenza, con la conseguenza di uno spaventoso scadimento del livello qualitativo delle prestazioni.
La Regione Veneto ha scelto, infatti, di trasferire una quota consistente della spesa dal fondo sanitario, alla spesa sociale sostenuta in primo luogo dalle famiglie ed in via secondaria dai Comuni
La Giunta di centrodestra ha, inoltre, operato sulla:
· Privatizzazione dei servizi e privatizzazione delle prestazioni specialistiche
Sono state esternalizzate tutta una serie di attività senza stabilire standard minimi di qualità.
L’intero sistema regionale è strutturato per aumentare l’inefficienza dei servizi pubblici, indirizzare l’utenza verso l’offerta privata e/o portare le ULSS ad acquistare servizi e personale dai privati.
La Regione blocca il turn over di importanti figure professionali indispensabili per la riduzione delle liste di attesa delle visite specialistiche nelle strutture pubbliche, per poi autorizzare le convenzioni con i privati per l’esecuzione delle stesse visite. Il colmo si raggiunge quando la Regione autorizza le Asl ad acquistare dai privati pacchetti di prestazioni da far eseguire all’interno delle strutture pubbliche.
Non solo si stanno favorendo le strutture private, ma vengono favorite in settori strategici per la prevenzione: l’indirizzamento verso il privato avviene maggiormente nelle diagnostiche e per gli esami maggiormente impiegati nella diagnosi precoce. La politica dei ticket determina che una serie di prestazioni, in particolare le prestazioni di laboratorio, radiologia e diagnostica semplice si trovano ad essere offerte "allo stesso prezzo all’utente" dalla struttura pubblica e dalla struttura privata;
· Privatizzazione della spedalità
il centro destra regionale ha creato "ex novo" una sanità privata svendendo parte della spedalità pubblica, attraverso lo strumento del "project finacing".
Il project financing si rivela però una sperimentazione costosissima per la collettività.
Per la realizzazione di un’opera, infatti, è immensamente preferibile fare i debiti con le banche, piuttosto che con un fornitore pagato poi con sovraffatturazione di servizi.
Inoltre il project financing permette la separazione della contabilità del capitale da quella di esercizio: si trasferisce, così, l’ammortamento del debito dal conto capitale al conto di esercizio, incidendo sulla quota capitaria che viene trasferita dallo Stato alle Asl per l’erogazione di servizi. Ma se ciò è possibile è allora anche possibile utilizzare tutte le somme di bilancio per operazioni di finanziamento.
L’obiettivo è quindi ben più ampio di un semplice favore a qualche cliente: con le strutture ospedaliere in mano all’imprenditoria privata il centro destra ha ottenuto quello che voleva, e cioè la creazione di una imprenditoria sanitaria privata prima inesistente.
La RdB CUB Sanità scende in piazza il 9 maggio denunciando:
· l’assordante silenzio delle forze politiche ed istituzionali sulle responsabilità politiche del governo regionale riguardo all’ipotesi di una "sanitopoli" veneta legata ai processi di privatizzazione; sull’inefficienza e progressiva dequalificazione dei servizi pubblici; sulla mancata vigilanza degli Enti Locali sui conti delle Asl e dei loro piani di risanamento;
· il vertiginoso aumento della spesa sanitaria in favore delle strutture private convenzionate;
· il blocco del turn over che rischia di devastare i servizi pubblici per carenza di personale;
· le condizioni di lavoro massacranti per i lavoratori delle Asl: ferie, riposi, recuperi delle ore straordinarie, non sono garantiti;
· la situazione di completa frammentazione dell’ordinamento professionale degli operatori;
· la sottostima del finanziamento del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i lavoratori della sanità, con il coinvolgimento delle regioni tramite il Comitato di Settore.

MARTEDI’ 9 MAGGIO 2006
ore 9.30 concentramento Piazzale Stazione a Venezia per protestare
davanti alla sede della Giunta Regionale del Veneto (Palazzo Balbi)

Il sindacato di base RdB CUB Sanità chiede:
· il ritiro immediato della delibera regionale 919 del 28/03/’06 che stabilisce la riduzione della spesa per il personale sanitario pubblico, entro il 2006, dell’1% rispetto alla cifra spesa nel 2004;
· l’adeguamento delle dotazioni organiche di tutte le 21 Asl; la riqualificazione ed il potenziamento di tutte le strutture pubbliche;
· che il Consiglio Regionale sia messo in grado di svolgere le proprie funzioni di programmazione e controllo sulla gestione della sanità;
· che le Asl non siano più gestite dai Direttori Generali ma da un Consiglio espresso dal Territorio;
· che venga chiusa immediatamente la scandalosa partita dei contratto scaduto: il pagamento degli arretrati del biennio economico 2004-‘05 per aprire il contratto 2006 -’09, con adeguati finanziamenti dello stato, e non con contratti regionali !
Da 28 mesi, infatti, i lavoratori del settore sono senza contratto e oggi con una lettera di "accompagno", in cui si insinua lo sforamento economico di quanto pattuito il 28 maggio 2005 tra Governo e tutti i sindacati tranne la RdB/CUB, il Governo ne chiede il blocco alla Corte dei Conti.

CCNL UNICO PER GLI OPERATORI DELLA SANITA’ DI TUTTE LE REGIONI
PIU’ ASSUNZIONI - MENO LISTE DI ATTESA - SERVIZI SANITARI QUALIFICATI