ASSEMBLEA CUB - CONTRIBUTO RdB Sanità Lazio

CONTRIBUTO DEL COORDINAMENTO REGIONALE

SANITA’ DI ROMA E LAZIO ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE

 

DELLA CUB DEL 22/24 MAGGIO A RICCIONE.

 

Probabilmente nessun settore del Pubblico Impiego ha subito, in anticipo sui tempi, pesanti processi di ristrutturazione come la sanità.

 La sanità, infatti, ha precorso i tempi rispetto al progressivo smantellamento dello stato sociale perseguito con pervicacia, da almeno un decennio, dai governi che si sono succeduti e che trova in Brunetta  solo una delle ultime irritanti pedine.

 

Così come oggi i “fannulloni” della Pubblica Amministrazione sono funzionali alla stagione di attacco ai diritti - che cinicamente investe i corpi delle persone, siano essi migranti, donne o lavoratori pubblici - ieri i lavoratori e le lavoratrici della sanità venivano additati come i principali responsabili della “malasanità” per rendere inevitabile, agli occhi di tutti, la privatizzazione del sistema pubblico.

 

Il servizio sanitario pubblico veniva così, pezzo a pezzo, ceduto ai privati attraverso le esternalizzazioni, facendo lievitare la spesa a causa della scellerata gestione degli appalti che a sua volta ha determinato l’aumento, a dismisura, della spesa sanitaria,  ha consentito truffe milionarie con centinaia di manager indagati e condannati, portando numerose regioni - tra le quali il Lazio - ad avere il triste primato dei tagli dei posti letto e della chiusura di ospedali e servizi, ed un peggioramento sostanziale del salario e delle condizioni del lavoro dovuto, anche, ad un decennio di blocco delle assunzioni.

 

Assunzioni talmente necessarie anche al solo mantenimento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) da far crescere, in maniera esponenziale, il precariato, non più legato solo al fenomeno dei tempi determinati, ma che ormai conosce forme contrattuali ben più articolate e meno gestibili sul piano della difesa dei diritti: una “valanga” di lavoratori e lavoratrici esternalizzati dipendenti di cooperative - quindi  privati-  si sommano ai CO. CO. CO., agli interinali, ai lavoratori a gettone e anche, ultimi tra gli ultimi, ai lavoratori e lavoratrici immigrati il cui permesso di soggiorno è legato alla possibilità di sfruttamento delle cooperative di caporalato.

 

Insomma, oggi in sanità i lavoratori e le lavoratrici “stabili” lavorano sempre di più e sempre peggio - guadagnando sempre meno - mentre i lavoratori e le lavoratrici precari diventano per la maggior parte disoccupati.

 

Peggio se la passano i lavoratori e le lavoratrici della sanità privata per i quali la soluzione è  l’espulsione dal ciclo produttivo;

  nel Lazio si prevede il licenziamento, in mancanza di ammortizzatori sociali, di circa 3000 persone.

 

Già da anni, quindi, l’intervento sindacale in sanità ci ha imposto di tenere insieme la difesa dei diritti e del salario dei lavoratori con il diritto alla salute delle persone – oggi di nuovo messo fortemente in discussione dalla campagna sui medici spia – motivo che ci ha costretto da tempo ad agire anche al di fuori delle nostre aziende, insieme ad altre realtà sociali, in prima linea nella promozione di comitati ed azioni di lotta contro la chiusura o il ridimensionamento di ospedali e servizi (ad es. la battaglia condotta  per la salvaguardia dell’ospedale San Giacomo insieme all’ASIA-RdB e al Blocco  Precario Metropolitano; il comitato per la difesa del CTO insieme ai centri sociali e ai comitati di quartiere; la mobilitazione – a fianco della cittadinanza - contro la chiusura degli ospedali di Viterbo e Subiaco) sperimentando così, già nella pratica, quello che noi intendiamo per “sindacato metropolitano”.

 

Per quanto episodica e non strutturata la sperimentazione di questo modello, nato per noi da una necessità, ci vede interni, con convinzione, al progetto di costruzione del nuovo soggetto sindacale confederale aperto ai territori, al quale pensiamo di poter apportare un contributo di esperienza.

 

La difficoltà di assicurare, contemporaneamente, più piani di intervento - aziendale e territoriale - si è rivelata, alla fine, utile a non rimanere impelagati nella palude delle RSU, confermatesi - così come sempre denunciato - un mero strumento di contenimento del conflitto e rese oggi, ulteriormente, inutili dal federalismo e dalle nuove regole contrattuali che vedono spostarsi sempre più sul piano regionale il livello decisionale.

Per questo il rafforzamento, anche e soprattutto sul piano territoriale, del Patto di Base non è solo utile per contare di più ma diventa  necessaria pratica sindacale per la centralità del diritto alla salute.

 

Nel Lazio sono già in piedi importanti percorsi sul precariato insieme ai COBAS, ma noi auspichiamo che il percorso intrapreso diventi, a breve, terreno d’intervento comune anche per le altre realtà del sindacalismo di base presenti nel nostro territorio.

 

Per concludere, il coordinamento regionale della sanità di Roma e del Lazio ritiene fondamentale l’avvio della fase costituente di un nuovo soggetto sindacale confederale che veda, al suo interno, l’unificazione di tutte le categorie e delle varie sigle della sanità presenti nell’attuale CUB e il consolidamento del Patto di Base, perché la difesa del diritto alla salute per tutti e per tutte non può e non deve essere un obiettivo dei soli lavoratori e lavoratrici della sanità. 

 

 

 

 

COORDINAMENTO REGIONALE SANITA’ RdB/CUB

 

DI ROMA E DEL LAZIO