Assistente infermiere: ritorno al futuro
Invece di andare a ricercare le motivazioni profonde che hanno resa sempre meno attrattiva la professione infermieristica, con il solito pasticcio all’italiana, si cerca di risolverne la grave carenza – carenza che si aggraverà nei prossimi anni a causa del numero sempre minore di studenti delle scuole medie superiori che manifestano l’intenzione di iscriversi alle facoltà di scienze infermieristiche – con la creazione di una nuova figura “di interesse sanitario” quella, appunto dell’Assistente Infermiere che, a occhio e croce ricorda ed è assimilabile, per i compiti previsti nell’accordo Stato-Regioni, a quella dell’Infermiere generico.
Si impongono quindi, data la rilevanza della novità e il potenziale impatto che avrà sui percorsi assistenziali, una serie di riflessioni sia per quanto riguarda gli OSS, sia per quanto riguarda gli Infermieri. Se da una parte, infatti, non si risponde alla domanda di valorizzazione economica e di inquadramento dell’OSS – a oggi non è previsto nessun tipo di aumento stipendiale rispetto all’attuale e nessuna modifica all’inquadramento contrattuale – e si profila invece un aumento esponenziale delle responsabilità chiaramente a costo zero, dall’altra si rende invece manifesto, con questa sorta di “ritorno al futuro”, il fallimento del percorso formativo universitario per l’infermiere che, a fronte dell’alto livello di scolarizzazione richiesto, si trova a confrontarsi quotidianamente con condizioni di lavoro e di retribuzione inaccettabili. Contestualmente viene smentita e sbugiardata la retorica del professionista e dell’uscita dal comparto con la quale per anni i Sindacati corporativi, in maniera strumentale e volta esclusivamente alla ricerca di consenso e al proselitismo, ne hanno nutrito e dilatato le aspettative supportati e coadiuvati, in questa operazione, dagli Ordini professionali.
Nel merito si evidenziano quali macroscopiche criticità, che la formazione di questa nuova figura è lasciata, ancora una volta, alle Regioni che avranno quindi facoltà di seguire percorsi non uniformi, che si individua comunque l’infermiere, in veste di supervisore, quale responsabile della terapia somministrata da altri, che le ore di formazione non sono probabilmente sufficienti a garantire standard di qualità nella cura e che questa figura meticcia, questo moderno Centauro metà Infermiere e metà Oss, sarà fonte inesauribile di contraddizioni e darà vita a pericolosi conflitti di competenze oltre che a frammentare ancor più il percorso assistenziale ma, proprio per le drammatiche condizioni nelle quali versa il Servizio Sanitario Pubblico e la necessità di ridurre la massa salariale, vedrà sicuramente la luce.
Non è in questa maniera che si risolve la carenza degli Infermieri e non è in questa maniera che si va incontro alle legittime aspettative degli Oss.
Servono invece adeguati aumenti stipendiali per evitare il “cottimo” mascherato da prestazione aggiuntiva, servono assunzioni in grado di garantire migliori condizioni di lavoro e sicurezza e conciliare i tempi di vita e lavoro, per rendere più attrattiva e attraente la professione di Infermiere. Servono, egualmente, adeguati aumenti stipendiali per gli Oss e un percorso formativo più strutturato che consenta, non la sostituzione, ma la reale integrazione all’interno del modello assistenziale.