Assistenza sanitaria in Calabria? Sulla carta ognuno ha diritto alle cure, in Calabria invece si accede al nulla!
Esiste solo il nulla, meno di quello che avevamo prima della pandemia! Il nulla può essere addirittura un esercizio invisibile, in cui ogni oggetto o soggetto empirico viene artificialmente eliminato dalla “scena” della coscienza… i calabresi impercettibili!
Ogni giorno leggiamo proclami sulla sanità; ammodernamento delle strutture, recupero degli immobili pubblici... in più i decreti varati a partire da marzo avevano messo in campo 3,8 miliardi aggiuntivi per il Fondo sanitario, 3,1 per il Fondo emergenze usato per comprare ventilatori polmonari e dpi, 1,4 miliardi per i piani di riorganizzazione delle terapie intensive. Per la Calabria dopo la chiusura in zona rossa per assenza dell’organizzazione tutta della sanità, ancora più soldi, si parlava di 140 milioni, altri soldi regalati dalle banche, fino ad arrivare a 9 miliardi. Alla fine pensavamo si aprisse una prateria di assistenza sanitaria; che con la vecchia sanità in Calabria avessimo chiuso il conto, per avere luoghi dove poterci curare!
Invece siamo a distanza di più di un anno dall’inizio della pandemia a contare solo danni e morti, e soldi non ancora spesi. Non siamo stati capaci ancora oggi di avere un solo posto in più di terapie intensiva, anzi alcune pure sono state chiuse. Anche l’organico è diminuito. Solo “chiacchiere e distintivi”, perché di questo si parla: commissari inviati tra strutture provinciali e regionali per TAGLIARE quello che NON avevamo.
Anche le visite per le malattie croniche sono tutte nelle lunghe liste d'attesa, NON c'è posto e non si possono programmare. Una sanità per i calabresi incapace di offrire il diritto all’assistenza sanitaria, usufruire dei servizi di prevenzione e cura della salute come l’assistenza di base, le cure specialistiche o i ricoveri ospedalieri, rimaste solo come enunciazioni sulla carta. Che alla fine nessuno si possa curare non importa a nessuno.
Allo stato attuale verifichiamo solo che da Castrovillari a Melito Porto Salvo, da un capo all’altro della regione, abbiamo ospedali chiusi, altri fatiscenti, altri ancora che chiudono giornalmente perché non hanno organico per poter operare - e dal governo a finire ai commissari tutti tacciono, si eclissano nelle foderate stanze per non dare risposte ai cittadini, costretti sempre di più ad emigrare.
Ci viene il dubbio, ma forse è una certezza, che sia tutto un programma preordinato per drenare al Sud altre risorse e consegnarle a chi ha già avuto tanto, vista la spesa storica, per esempio il Nord del paese.
E questo non è niente se confronteremo poi i dati a fine pandemia: quando tutto ritornerà alla sanità dei vari “poggiolini" calabresi, ognuno ad accaparrarsi un pezzo del bilancio della sanità. Ne abbiamo conferma dai conti che non tornano negli ospedali di Reggio Calabria indebitati, in quelli di Cosenza dove non esistevano neanche i bilanci per potersi spartire i soldi, fino a quelli chiusi per infiltrazioni mafiose di Catanzaro.
In tutto questo scenario siamo ancora al NULLA, tutto come prima o peggio, dopo tutti questi grandi miliardi alla sanità siamo ancora alla mancanza di risposte pubbliche, alle norme non applicate e ai soldi che NON ci sono. Questi gli argomenti che giornalmente affrontiamo, e ci parlano di salute pubblica da garantire!
Anzi ci fanno sapere, sempre sulla carta, mai nella pratica che: oggi abbiamo la Carta Regionale dei Servizi (CRS), una smart card elettronica che viene rilasciata al momento dell’iscrizione al Servizio Sanitario. Se ci fosse un interlocutore in Calabria vorremmo chiedere: a cosa serve, visto che nemmeno il servizio del 118 riesce a dare risposte di emergenza?
Per il momento l’unica iniziativa dei commissari alla sanità – sempre che non vadano via prima, visto l’andazzo – è quello di chiudere qualche struttura e imbottire ancora di più di personale precario la sanità. Tanti miliardi... Per riempirsi la bocca. Nel concreto il nulla e tanti punti di debolezza.
p/USB Calabria
Tonino Jiritano