Basta tagli e sfruttamento nella Sanità, lunedì 28 alle 10 presidio di protesta al Comune di Carrara
Come denunciato da USB lo scorso 28 gennaio in occasione dello sciopero degli operatori sanitari del pubblico e del privato la pandemia è destinata ad avere conseguenze sulla sanità pubblica ben più gravi e devastanti, che non termineranno certo con la fine dello stato di emergenza fissata per il prossimo 31 marzo. I dati degli studi fin qui pubblicati sanciscono un quadro desolante: in due anni di pandemia medici, infermieri e operatori sanitari hanno accumulato talmente tanto stress lavoro correlato (paura, ansia, stanchezza, insonnia) da costringere tutte le ASL a correre ai ripari con l’attivazione di servizi di assistenza psicologica.
E poi riposi e ferie negate, turni massacranti, migliaia di infortuni, tamponi continui, giornate intere trascorse con i DPI addosso. Persino peggiore, se possibile, la situazione dei neoassunti che si sono ritrovati da un giorno all’altro e senza formazione nei reparti Covid pagando un prezzo altissimo in termini di salute psicofisica. 2500 gli infermieri che si sono licenziati, ma la cifra oltre ad essere sottostimata è del tutto provvisoria. Per non parlare di quelli sospesi ormai da mesi senza stipendio o che hanno deciso di lasciare il lavoro a causa dell'obbligo vaccinale.
Ma l'impatto del Covid è stato devastante anche sulle liste di attesa e sull'accesso alle prestazioni sanitarie. L'attività delle sale operatorie è diminuita dell'80% e sono circa 400mila gli interventi chirurgici rinviati, sono calate del 20% le prestazioni ambulatoriali e specialistiche e di 1,7 milioni i ricoveri - con riduzioni significative in chirurgia oncologica e cardiochirurgia. Le conseguenze dirette sono un aumento dei tumori nei prossimi anni e una diminuzione della speranza di vita già stimata in oltre un punto percentuale.
E se, dal punto di vista ospedaliero, la situazione è critica, le cose non vanno meglio per quanto riguarda la medicina territoriale se più di un report segnala difficoltà con l'assistenza domiciliare e il sensibile peggioramento nell'erogazione del servizio dal periodo pre Covid.
Le cause di questo sfacelo sono tutte imputabili al progressivo smantellamento della sanità pubblica, nella massiccia riduzione di infermieri e operatori sanitari in nome della sostenibilità economica e nel costante definanziamento al quale è stato sottoposto il fondo sanitario nazionale.
Ad aggravare ulteriormente la situazione per gli operatori sanitari ci sono pure le vergognose restrizioni imposte dall’obbligo del green pass, centinaia di operatori sanitari non vaccinati o addirittura guariti dal covid vengono costretti alla sospensione lasciando reparti, sale operatorie e servizi sguarniti per una norma che oggi alla luce degli studi e dei dati non ha più nessun fondamento scientifico, (tra l’altro chi è guarito dal Covid è teoricamente meno “pericoloso” di un vaccinato con tre dosi),
Le restrizioni sull’obbligo vaccinale addirittura con tre dosi sta creando sofferenze e gravissime violazioni dei diritti dei malati stessi e delle persone non autosufficienti che si vedono privati degli affetti dei famigliari e dei propri cari da due anni con il conseguente aggravamento delle condizioni psicofisiche, il vaccino non ha nulla a che fare con il contagio e il contagiare, negli ospedali vanno rispettate norme igieniche e indossate protezioni punto e basta, i diritti dei malati non si toccano, la vicinanza degli affetti famigliari è fondamentale per lo stato di salute psicofisico specialmente per chi sta male.
Ormai sono all’ordine del giorno scene drammatiche e strazianti, le persone muoiono senza poter stringere la mano ai propri cari, orari visite ridotti al lumicino e per pochi giorni a settimana, genitori che non possono accompagnare bambini disabili alle visite mediche perché non vaccinati o perché gli accessi sono limitati da marzo 2020 ad un solo genitore, ragazzi con problemi psichici gravi ai quali viene impedito di vedere i propri genitori, donne in stato di gravidanza rifiutate dai pronto soccorsi perché sprovviste di green pass, torture vigliacche alle quali sono sottoposti in particolare proprio le persone non autosufficienti che della pandemia hanno pagato il prezzo più alto.
Proprio la provincia di Massa Carrara e la Lunigiana in particolare si sono “distinte” tra le altre zone della Toscana per aver interrotto o ridimensionato di più di tutti i servizi per le persone non autosufficienti, eclatante è stata la denuncia di alcuni parenti dei ragazzi dell’ANFFAS di Avenza ma anche di tanti altri cittadini che si sono visti negare il diritto di visitare i propri cari ricoverati in ospedale come le cronache dei giornali riferiscono ormai tutti i giorni.
Per questo motivo USB per lunedì 28 febbraio lancia un accorato appello a tutto il mondo dell’associazionismo e a tutta la cittadinanza a partecipare al sit in di protesta che si terrà al Comune di Carrara dalle 10 alle 13, per protestare contro gli ennesimi tagli al servizio sanitario pubblico imposti dal governo Draghi (6 miliardi di tagli entro il 2023!), per manifestare contro lo sfruttamento dei lavoratori della sanità pubblica e privata, per manifestare in difesa dei diritti dei malati e delle persone non autosufficienti perseguitate dalle norme anti sanitarie e anti scientifiche del green pass, per protestare contro l'ingiusta e inutile sospensione dal lavoro dei colleghi non vaccinati.
Sempre più urgentemente serve un cambio di rotta: assunzioni massicce, stabilizzazioni di tutto il personale precario, investimenti strutturali per garantire il diritto alla salute e la certezza dell’accesso alle cure, abolizione immediata delle controproducenti e dannose restrizioni green pass, reintegro e risarcimento dei sospesi, gli effetti della pandemia facciamoli pagare a chi ha smantellato i servizi sanitari pubblici, a chi è stato pagato profumatamente per organizzare piani anti pandemie ed invece non l’ha fatto, giù le mani dal servizio sanitario pubblico, giù le mani dai diritti dei lavoratori e delle persone non autosufficienti.
USB Sanità Toscana