Contratto Sanità: un rinnovo brutto, sporco e cattivo
È un contratto brutto dal punto di vista economico perché per l’area del personale di supporto e per il personale amministrativo gli aumenti stipendiali sono irrisori. Brutto perché gli arretrati tanto agognati e attesi sono più che dimezzati e perché gli incrementi un pochino più sostanziosi per Infermieri, Tecnici Sanitari e OSS non sono stati strappati grazie alla lotta o alla trattativa sindacale, ma in virtù di quanto stanziato dal governo Conte con la finanziaria 2021 quale riconoscimento del ruolo svolto durante l’emergenza Covid.
È un contratto sporco perché farraginoso per quanto riguarda i criteri delle progressioni economiche all’interno dell’area di appartenenza e perché gran parte delle risorse sono destinate agli incarichi di funzione a scapito degli altri dipendenti.
È un contratto cattivo perché divisivo, perché incentrato su un falso concetto della meritocrazia e perché abbandona a loro stessi gli appartenenti alle categorie più basse precludendo loro, di fatto, qualsiasi possibilità di sviluppo professionale e di avanzamento economico.
Un contratto che, da qualsiasi parte lo si osservi, è comunque già scaduto e che vede gli aumenti stipendiali già abbondantemente divorati dall’inflazione, Un contratto quindi ancora una volta in perdita che non riesce a garantire nemmeno il mantenimento del potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Di contro però è un contratto emblematico e rilevatore, se ce ne fosse ancora bisogno, dell'incapacità e dell’inefficacia di Cgil, Cisl e Uil nel portare a casa un rinnovo contrattuale dignitoso per tutte e tutti - salvo che per il personale privilegiato che potrà accedere agli incarichi di funzione - ed è anche significativo delle medesime incapacità e inefficacia dei sindacati corporativi che, a loro volta, non hanno portato a casa niente di rilevante e che senza quanto stanziato dai governi precedenti non avrebbero avuto proprio niente per cui gioire.
Di fatto riteniamo che tutto questo costituisca una vera e propria pietra tombale sull’esultanza con la quale viene rivendicato dalle organizzazioni sindacali firmatarie il risultato avuto e che invece, proprio a fronte della pochezza di quanto ottenuto, si debba immediatamente rinnovare il contratto che, pur siglato a triennio abbondantemente trascorso, è comunque già scaduto da undici mesi.
Aumenti stipendiali legati all’inflazione reale, raddoppio delle indennità, condizioni di lavoro in grado di garantire la sicurezza, sono solo alcune delle parole d’ordine che USB porterà all’attenzione del nuovo governo e nelle piazze, a partire dallo sciopero generale del 2 dicembre indetto da tutto il sindacalismo conflittuale per contrastare le politiche economiche di austerità fatte esclusivamente sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori e chiedere l’aumento dei salari, il rilancio della sanità pubblica e dei servizi pubblici.
USB Sanità