DL per l’abbattimento delle liste d’attesa: senza coperture economiche, con la reintroduzione del peggior precariato e tanti regali ai privati
La bozza del decreto legge per l’abbattimento delle liste d’attesa, attualmente in circolazione, dimostra che il ministro Schillaci e il governo sono in evidente stato confusionale. Oltre all’assenza delle coperture economiche necessarie per l’attuazione del decreto, il governo finge di non sapere che ad oggi il nostro territorio nazionale non dispone di un numero sufficiente di professionisti sanitari per realizzare concretamente quanto previsto.
L'Italia paga il prezzo di controriforme sanitarie scellerate che hanno incrementato enormemente i carichi di lavoro; unitamente a rinnovi contrattuali a perdere, mancata sostituzione del turnover e numeri chiusi nelle università, che hanno portato ad una carenza drammatica di oltre 250.000 infermieri. A questo va aggiunto anche che le iscrizioni alle facoltà universitarie sono in drastico calo, complici gli stipendi da fame e le condizioni di lavoro inaccettabili.
In questo quadro desolante, il governo, invece di agire sulle cause di questa carenza di personale sanitario, propone di aumentarne ulteriormente la precarietà lavorativa tramite la reintroduzione dei contratti COCOCO, proibiti per legge dal 2001. Non possiamo che leggere tutto questo come un tentativo vano di arginare una valanga inarrestabile che sta già travolgendo tanto i lavoratori e le lavoratrici del SSN quanto i cittadini sempre più costretti a rivolgersi al privato o a rinunciare alle cure.
Per assicurarsi il silenzio tombale degli Ordini professionali, nonostante la loro già scarsissima propensione alla difesa dei professionisti sanitari, il governo non manca di prevedere la semplificazione delle procedure di approvazione dei bilanci degli Ordini che, nella pratica, si traduce in una minore trasparenza nella gestione degli introiti milionari e nella possibilità di aumentare la tassa annuale di iscrizione senza vincoli di condivisione con l’assemblea degli iscritti. Oltre a questo bel regalo non mancano, nel decreto, ulteriori doni al privato e/o convenzionato, nonostante sia ormai chiaro a tutti l’enorme conflitto di interessi della sanità privata nell’abbattimento delle liste d’attesa della sanità pubblica.
Il Ministro Schillaci ha confermato che nei prossimi giorni, presumibilmente il 3 giugno, la bozza del decreto sarà presentata in Consiglio dei Ministri dove assisteremo al solito braccio di ferro col Ministero dell’Economia sia riguardo ai fondi per abbattere le liste d’attesa, sia per quelli, ancora più significativi ma per ora totalmente assenti, per eliminare gli insopportabili tetti di spesa per il personale sanitario, unica azione significativa che può abbattere le lunghe attese a cui i cittadini sono sottoposti.
Negli ultimi anni, USB PI Sanità ha lottato per la stabilizzazione del personale precario, che con contratti come i COCOCO non vedono riconosciuti diritti fondamentali come ferie, malattia, maternità, infortunio sul lavoro, ecc. Come abbiamo affermato più volte nel corso di queste vertenze, al Sistema Sanitario Nazionale servono assunzioni stabili che restituiscano dignità ai lavoratori e alle lavoratrici e aumenti contrattuali concreti e tangibili, che rendano il lavoro in sanità dignitoso. Qualsiasi misura che non tenga conto di queste necessità è destinata a fallire.
Infatti, non può esserci una riforma reale per l'abbattimento delle liste di attesa senza un aumento massiccio della spesa sanitaria pubblica in relazione al PIL. L'introduzione di forme di lavoro precario e sfruttato, come i contratti COCOCO, non fa altro che peggiorare la situazione, creando ulteriori disagi per i lavoratori e disuguaglianze per i cittadini.
Per questi motivi bocciamo fortemente la linea intrapresa dal governo che più che una manovra concreta in tutela della salute sembra l’ennesimo spot elettorale a pochi giorni dal voto per le Europee.
Come USB continueremo a batterci per un sistema sanitario giusto ed equo, che garantisca diritti e dignità a tutti i lavoratori e lavoratrici e un reale diritto alla salute per tutti e tutte.
USB PI/SANITA’