Genova. IL RATTO DELLE INFERMIERE
Sempre più frequentemente accade che personale infermieristico venga trasferito presso uffici, e segreterie, per svolgere attività dal carattere burocratico-amministrativo.
Sempre più frequentemente figure di primo piano dell’amministrazione sostengono che negli uffici c’è troppo personale che conseguentemente andrebbe sfoltito.
Non avevamo fatto in tempo ad abituarci all’idea di vedere tanti preziosi professionisti sottratti all’attività assistenziale diretta e trasferiti ad improprie attività d’ufficio, che viene inventato un presunto esubero del personale amministrativo.
Invenzione questa non solo di zelanti amministratori locali ma purtroppo punto centrale del "memorandum" condiviso e firmato da tutti i sindacati, escluse le sole RdB/CUB.
Il rammarico per il perpetuarsi di queste scelte deriva dalla convinzione (condivisa da tutti) che la vera carenza ed emergenza era, e resta, quella infermieristica.
Basta fare un passo in qualche corsia per costatare la veridicità di ciò, e nel contempo scoprire di quante incombenze di carattere burocratico sono oberati gli infermieri.
Se si andasse a quantificare il tempo dedicato a scartoffie e modulistica varia, a relazioni con familiari, visitatori e umanità varia (praticamente un’attività di portierato), ecc. si scoprirebbe che ore preziose vengono sottratte alla attività che solo gli infermieri possono fare: curare gli ammalati.
Una incombenza aggiuntiva riguarda la gestione del vitto. Nonostante il contratto miliardario con la Serenissima, i camerieri li deve mettere l’Azienda "di catering?" Ospedale San Martino. Al Galliera avviene altrimenti.
Senza aver frequentato la Bocconi ma semplicemente l’Università del Buon Senso si potrebbe organizzare il lavoro distinguendo le aree assistenziali da quelle amministrative e attribuire il personale partendo dalle competenze. Si eviterebbe l’assurdo di avere infermiere che assistono il primario nelle sue pratiche mentre gli ammalati del primario sono male assistiti dal personale superstite.
Il ratto di infermiere dalle corsie è uno stillicidio continuo, veicolato purtroppo da chi confonde l’attività sindacale con favoritismi personali facendo in questo modo male a pazienti, infermieri, lavoratori amministrativi e all’idea stessa di Sindacato che dovrebbe vedere innanzitutto la difesa di interessi collettivi.
E’ altresì stupefacente che Ipasvi e Daps che dovrebbero tutelare le prerogative professionali e presidiare il territorio dell’assistenza restano impotenti allo scempio della professione che a parole dicono di tutelare ma che, in realtà, stanno svendendo.