I NAS all'Umberto I di Mestre: un buon livello igienico - sanitario… nonostante l'amianto?
Lunedì 08/01/2007, una squadra dei NAS ha controllato alcuni reparti dell’Ospedale Umberto I di Mestre, riscontrando un "un buon livello igienico - sanitario".
La RdB CUB Sanità di Venezia vuole ricordare di avere sollevato il problema – già dal 2004 - alla Direzione della Asl 12, riguardante la sicurezza delle tettoie in eternit poste come copertura di alcuni servizi presso l’Ospedale Umberto I di Mestre, chiedendo la predisposizione di uno specifico programma di intervento di bonifica.
Con successive lettere si era segnalato lo stato di deterioramento delle tettoie, contenenti amianto, poste alla copertura della zona fra la dispensa dei generi alimentari e l’ingresso del servizio farmaceutico ed alla copertura del servizio di Emodinamica del Presidio Ospedaliero, allegando anche documentazione fotografica.
A fronte delle nostre numerose segnalazioni la Direzione della Asl ha sempre sostenuto l’opportunità di un semplice "monitoraggio e controllo periodico".
Ci chiediamo, come Organizzazione Sindacale: i tecnici del "Servizio Prevenzione e Protezione" della Asl che cosa controllano ??
Se l’Asl deve infatti vigilare, anche all’esterno, sul rispetto della normativa, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, verificare l’idoneità degli ambienti, ecc., come mai non riesce di fatto a svolgere questo ruolo nemmeno all’interno delle sue strutture ?
Nel frattempo: l’inchiesta, avviata nello scorso mese di settembre ’06, per corruzione, concussione e favoreggiamento per un presunto giro di mazzette all’Asl 12 per la bonifica di aree inquinate e lo smaltimento di amianto, ha due indagati in più.
Per la Procura di Venezia, infatti, gli indagati in tutto sono sette, fra i quali il Responsabile ed un altro medico dello Spisal (Servizio Prevenzione Ambiente di lavoro) dell’Asl 12.
L’indagine in corso sui "costosi regali" offerti per pilotare gli imprenditori alle prese con la bonifica dell’amianto verso ditte e laboratori "amici", fa emergere il delicato ruolo degli organismi di vigilanza sull’applicazione delle misure prevenzione e protezione, e dimostra come anche lo smaltimento dell’amianto sia diventato un business enorme: sono centinaia le ditte che nel Veneto eseguono bonifiche, con un costo che supera 50 milioni di euro all’anno.
Due giorni fà siamo venuti a conoscenza, per mezzo della stampa locale, che il dirigente dell’Arpav dell’Asl 12, responsabile della struttura pubblica alla quale le Procure si appoggiano per misurare il valore dei fenoli delle discariche, è stato messo sotto inchiesta per "falso in atto pubblico e favoreggiamento" dalla Procura di Vicenza per aver "truccato" le analisi della discarica di alcune concerie.
L’accusa è gravissima: il 19 dicembre mentre la Procura ordinava il sequestro di una discarica nel Vicentino, dal laboratorio dell’Arpav (Agenzia Regionale Protezione Ambiente del Veneto) di Mestre venivano spediti a Vicenza dati tranquillizzanti sui valori dei fenoli presenti nell’impianto.
Ma in seguito alla perquisizione eseguita a Venezia qualche giorno fa dalla Polstrada di Vicenza è emerso che si trattava di dati falsificati.
Anche lo smaltimento dell’amianto e dei rifiuti sono divenuti business con imprenditori senza scrupoli, ispettori e tecnici disonesti, politici corrotti.
La salute nei luoghi di lavoro viene così considerata oggi come uno dei fattori di costo aziendale, da lasciare nelle mani dei tecnici che fanno precisi calcoli sulla convenienza economica dei singoli investimenti sulla sicurezza.