I tamponi? Facciamoli fare agli Oss. Dalle Regioni proposte senza prospettive

Nazionale -

Le proposte della Commissione Salute delle Regioni per rimediare alla carenza di personale sanitario e socio-sanitario durante l’emergenza Covid-19, evidenziano scenari in cui la volontà d’investire nel SSN rimane una chimera.

Si punta esclusivamente ad affrontare l’emergenza (prassi italiana), senza prospettive e volontà di future assunzioni di personale. Al contrario si evince l’intenzione di utilizzare sempre più il sistema del lavoro precario, attraverso le agenzie interinali (somministrazione lavoro), libere professioni e contratti di collaborazione, nonché di aumentare le ore di straordinario in deroga ai Ccnl e alle normative vigenti, lasciando mano libera a ogni Regione nella gestione delle risorse economiche che verrebbero stanziate. Con il risultato di creare sempre maggiori disuguaglianze tra le Regioni nell’erogazione dei servizi sanitari (la famigerata regionalizzazione del sistema sanitario).

Tra le varie proposte della commissione, preoccupa l’ipotesi di delegare al personale socio-sanitario (Oss) l’esecuzione dei tamponi rino/orofaringei per la diagnosi di Covid-19, specialmente nelle strutture residenziali per anziani (Cra – Rsa) per sopperire alla carenza di personale infermieristico in questi servizi.

È necessario opporsi con fermezza a tale progetto. È chiara la prospettiva di sovramansionamento rispetto alla qualifica dell’Oss facendosi scudo della legge 3/2018 Lorenzin, che delinea scenari per la creazione di nuovi albi, con l’obbligo quindi di crediti formativi (ECM) e spese economiche a totale carico del lavoratore, gonfiando così le tasche di enti formativi di dubbia natura.

Alcune idee della Commissione sono a dir poco pura fantascienza - come l’assegnare mansioni non di competenza dell’Oss; assumere personale in quiescenza; promuovere ed incentivare i corsi per l’Oss specializzato (terza S) equiparandolo al vecchio infermiere generico - con il risultato di impiegare personale, non dovutamente formato, a basso costo, senza alcuna normativa contrattuale.

Tutto ciò per ovviare alla carenza di personale infermieristico, soprattutto nelle residenze per anziani, che migra verso lidi più sicuri dal punto di vista lavorativo come gli ospedali, creando però un vuoto sempre più difficile da colmare.

Questo perché non si vuole affrontare il problema alla radice, cercando soluzioni definitive e di buon senso, come aumentare il numero del personale sanitario e socio-sanitario, attraverso assunzioni stabili.

La pandemia da Covid-19 ha fatto emergere il bisogno improcrastinabile d’inserire l’assistenza agli anziani nella gestione del SSN. Attualmente tali servizi sono, prevalentemente, a gestione privata.

Risulta necessario applicare, al personale, il contratto della Sanità Pubblica, ed investire maggiori risorse in tali servizi, evitando proclami da parte del mondo politico con fantomatiche commissioni che dimostrano, ancora una volta, la distanza dal mondo reale e dalla vita dei tanti lavoratori coinvolti.

È arrivato il momento di dire basta e di invertire la rotta. Lunedì 9 novembre saremo al Ministero della Salute per chiedere al ministro Speranza sanità pubblica e assunzioni stabili. ORA!

USB Sanità

 

8-11-2020