Il primo atto concreto di Draghi sulla Sanità è lo sfruttamento degli infermieri!

Nazionale -

In un anno di pandemia, con gli ospedali al collasso e la sanità territoriale più o meno inesistente, le assunzioni di infermieri - in condizioni normali ne mancano all’appello 100mila solo per avvicinarci agli standard europei - sono state tutte precarie. CoCoCo, partite IVA, agenzie interinali, tempi determinati, a riprova che nessuna inversione di tendenza è in atto nonostante la pandemia ne abbia evidenziato non solo la necessità ma l’urgenza.

Il bando della protezione civile per “arruolare” infermieri per la campagna vaccinale ha visto 3mila domande in luogo delle 12 mila previste; lo stesso non è successo per i medici, a riprova del divario esistente e di una sanità sempre più ospedalocentrica.

Al fatto che gli infermieri si sono dichiarati indisponibili ad un contrattino di pochi mesi senza alcuna garanzia di futuro, spesso senza neanche le dovute tutele assicurative in caso di infortunio, si aggiungono l’ottusità del numero chiuso delle facoltà di scienze infermieristiche, subordinata al fabbisogno previsto di una Sanità sempre più esternalizzata e privatizzata, e la pressione della Sanità privata perché non siano banditi concorsi pubblici, che svuoterebbero certamente le strutture private di personale.

In questo quadro desolante, frutto di anni di politiche di tagli alla salute, Draghi pensa bene di intervenire nel Decreto Sostegno congelando il vincolo di esclusività degli infermieri del SSN,  esclusivamente finalizzato alla campagna vaccinale, ovvero la possibilità di svolgere la libera professione oltre l’orario di lavoro. È la legalizzazione del doppio lavoro, in barba a ogni norma di sicurezza, a partire dall’obbligo di almeno 11 ore di riposo tra un turno e l’altro. E magari arricchendo le agenzie interinali che non mancheranno di proporsi quali intermediarie di mano d’opera.

Un ulteriore attacco al diritto alle cure dei cittadini, che vedranno allontanarsi sempre più le risposte ai loro bisogni di salute - che non si esauriscono col Covid - in nome di una risposta alla pandemia che, a causa della scellerata scelta di “convivere col virus”, diviene sempre più totalizzante. E questo senza nulla togliere all’importanza della campagna vaccinale di massa.

Diversa sarebbe stata infatti la storia se in questi anni fossero state ascoltate le voci di quanti, come noi, si sono mobilitati e continuano a lottare per una sanità pubblica e universale, per massicce assunzioni stabili e per il potenziamento della medicina territoriale.

Mentre studi autorevoli denunciano i livelli di guardia dello stress accumulato dagli infermieri in questo anno orribile e nonostante il pesantissimo tributo pagato in termini di contagi e morti, l’unica vera ideona del governo dei “migliori” è quella di continuare a sfruttare al massimo il personale già impegnato nella pandemia.

Dovrebbero vergognarsi quei sindacati corporativi che da anni chiedono l’abbandono del vincolo di esclusività per gli infermieri nel tentativo di scimmiottare i medici nel loro immorale doppio binario pubblico-privato, che tanto ha contribuito e contribuisce allo smantellamento del servizio sanitario pubblico.

Dovrebbe tacere l’Ordine Professionale che ha contribuito pesantemente a questa proposta. Se sino ad oggi lo abbiamo reputato inutile - e da anni lottiamo per non pagarne la tassa - oggi lo riteniamo altamente dannoso e antitetico alla salute e ai diritti degli infermieri.

Abbiamo sempre sostenuto che la retorica degli eroi era foriera di sventure per gli infermieri, oggi ne abbiamo l’ennesima prova.

Assunzioni stabili di almeno 100mila infermieri, reinternalizzazione dei servizi e dei lavoratori, stabilizzazione dei precari, scorrimento di tutte le graduatorie aperte, abbattimento del numero chiuso alla facoltà di infermieristica: questa è la prima condizione per ricominciare a pensare ad una sanità pubblica degna di questo nome.

 

Unione Sindacale di Base – Sanità

 

22-3-2021