Infermieri, avete perso: si torna alla partenza
La Giornata Mondiale dell’infermiere che si celebra oggi rischia di cadere nel momento in cui, gli “eroi” della Fase 1 rischiano di tornare, con un triplo salto mortale all’indietro, alla “normalità” che ha preceduto l’epidemia. Quella normalità che ha contribuito in modo determinante ai drammatici sviluppi del Covid-19 nel nostro paese.
La politica e le organizzazioni sindacali ideale bastone da passeggio dei governi che negli ultimi vent’anni hanno distrutto con i tagli e le privatizzazioni il SSN, stanno studiando delle soluzioni – principalmente di incentivazione economica - che trattano la situazione che stiamo vivendo solo come una condizione eccezionale e non come anche il risultato di una serie di precise scelte politiche.
Di fronte ad una carenza strutturale di circa 80.000 unità per essere in linea con altri paesi europei, nel nostro Sistema Sanitario sono stati tagliati altri 12.000 infermieri dal 2006; un dato che rappresenta bene ciò che denunciamo. Al pari dei 5000 medici in meno, e di una riduzione complessiva di 49.000 unità dei lavoratori del SSN. Ma anche 135.000 posti letto in meno dal 1996 che mettono l’Italia in coda alla classifica europea dei posti letto per abitante. Numeri che dicono che questa situazione non va trattata come un’emergenza, passata la quale si possa tranquillamente tornare alla condizione precedente.
Le scelte necessarie non sono assolutamente quelle di premiare economicamente (inoltre in maniera non equa) chi si è prodigato nel salvare vite umane supplendo alle politiche di tagli: sarebbe una pezza calda su una ferita sanguinante e che agevolerebbe l’oblio. Il modo migliore per celebrare la giornata Mondiale dell’Infermiere, sarebbe quella di rimettere a disposizione del personale sanitario e dei cittadini un Sistema Sanitario veramente Nazionale e non ammalato di regionalizzazione, ripristinando i posti letto barbaramente tagliati in ossequio alle politiche neoliberiste imposte dall’UE; organizzando un piano di assunzioni di personale (idonei graduatorie, stabilizzazioni precari e esternalizzati) che ci riporti in linea con gli altri paesi europei; ridando vita ad un sistema di medicina territoriale quasi del tutto cancellato e che sarebbe stato un vero argine contro la pandemia. Ma soprattutto diminuendo le quote di una sanità privata che ha dimostrato la sua totale inutilità alla salute di tutti e la sua esclusiva funzionalità al profitto di pochi. Ecco le richieste che saranno al centro delle nostre richieste al Ministero.
Ecco perché riteniamo che il modo migliore per celebrare questa giornata non sia discutere quale elemosina elargire per il lavoro svolto durante l’emergenza ma avviare una politica salariale degna a partire dal rinnovo del contratto già scaduto oltre che rimettere il Diritto alla salute al centro del dibattito sulla sanità e attorno a questo fare riforme e investimenti che pongano definitivo rimedio ai danni arrecati al sistema attraverso i tagli che sono stati la vera causa dell’impatto devastante della pandemia sul nostro paese, in particolare nelle regioni dove i processi di privatizzazione e tagli ai servizi territoriali sono più cospicui ed evidenti. Lombardia docet!
USB Sanità