La sanità come il lotto: sulla ruota di Messina è uscito il 70. Tanti sono gli operatori del Policlinico che il 31 marzo rischiano il licenziamento
Oggi in Sicilia i pazienti non possono che scegliere due strade: quella di andare fuori regione e quella delle cure private. Possiamo dire che in Sicilia la salute è un terno a lotto. La pandemia ha contribuito a far emergere una carenza strutturale con una gestione improvvisata che, anche cambiando governi e assessori, rimane invariata e tragica.
I tagli che si continuano a fare in sanità sono vergognosi. Il diritto ad essere curati è fondamentale e sancito dalla Costituzione italiana e deve essere riconosciuto ad ogni individuo. Per questo la sanità deve essere pubblica, universale, nazionale, equa, gratuita e non deve essere oggetto di profitto per nessuno e deve garantire il diritto alla persona a vedere riconosciuta la propria dignità nei momenti di difficoltà e sofferenza.
Ebbene, in questo momento stiamo arrivando al punto di non ritorno. La sanità e il diritto alla salute non sono nelle priorità del governo anche regionale, che invece di investire in questo settore fa tagli e firma per un’autonomia differenziata che peggiorerà i divari e le disuguaglianze esistenti, affossando definitivamente la Sicilia.
Le aziende sanitarie sono in sofferenza e non si riesce a dare l’assistenza adeguata e necessaria. Carenza di medici, infermieri, personale di supporto, strutture fatiscenti, presidi sanitari mancanti. ricordo a tutti che nonostante il virus qua in Sicilia è arrivato dopo e ci aveva dato tutto il tempo per prepararci. Ci ha trovati impreparati, perché negli anni non si è investito in una cosa necessaria e importante come la salute.
Il personale preso per far fronte all'emergenza Covid è stato insieme a noi letteralmente buttato in trincea, senza nessuna preparazione e senza i presidi adatti, senza sicurezza, con la valigetta pronta in macchina per la consapevolezza del rischio di non poter tornare dai propri cari.
Questi operatori, che come noi strutturati non si sono mai tirati indietro, ora a Messina rischiano il licenziamento, e se ciò accadesse il Policlinico di Messina rischia di chiudere importanti reparti che hanno evitato a tanta utenza i viaggi della speranza. Perché in Sicilia abbiamo le eccellenze.
Passata la tempesta, tutto quello che abbiamo passato e rischiato, non è servito a nulla. si continua a fare tagli e non si investe sulla salute. Ma facciamoci una domanda: cosa succederebbe ora in Sicilia se arrivasse un altro virus? Siamo più impreparati di prima. Non osiamo pensarci.
Il 31 marzo al Policlinico di Messina una settantina di operatori a vario titolo rischiano il licenziamento. La già precaria situazione diventerà insostenibile per gli operatori e l’utenza. Il tetto di spesa attuale è insufficiente a coprire il fabbisogno del personale e dalla regione non sembra ci sia nessuna apertura. Quello che si sta rischiando a Messina e il futuro di molte aziende in Sicilia.
Occorrono stabilizzazioni e nuovi concorsi per assunzioni. Al policlinico di Messina, nelle corsie in questo momento c’è personale stressato da ordini di servizio giornalieri, spostato da un reparto all’altro, tirato come una coperta e spremuto come un limone. Come si dice da noi, “si spoglia la sacrestia per vestire la chiesa”.
In questo modo non si può dare l’assistenza giusta ai pazienti. Personale obbligato a fare anche 12 ore al giorno senza interruzione, e capite bene che non si tratta di stare dietro a una scrivania, ma abbiamo a che fare con vite umane.
Settanta persone che dal 31 marzo resteranno a casa nonostante la grave carenza, perché non si alzano i tetti di spesa. Ma noi siciliani vogliamo tutto questo? Rivendichiamo il diritto alla salute rivendichiamo la dignità di un lavoro stabile. Riprendiamoci il diritto a una sanità libera e pubblica.
USB Sanità Messina