Lazio, 118. Non un mezzo di soccorso, non un euro dalle tasche dei lavoratori
Qualsiasi cosa stia girando nelle disabitate menti aziendali e regionali al fine di fronteggiare il “buco” di 14 milioni di euro, deve essere chiaro a tutti che i lavoratori/ici dell’ARES non sono disposti a soluzioni che penalizzano ulteriormente diritti e salario ed il carattere pubblico di questo servizio.
Il fondo complessivamente è costituito da circa 26 milioni, di cui 18 vengono spesi per lo straordinario: per la massiccia carenza di personale nelle postazioni, per tutti i mezzi che questa dirigenza ha messo in campo in solo straordinario (a cominciare dalle automediche!), per gli eventi e le manifestazioni e persino per il SIT che, nonostante sia un servizio rimborsato dal S.Camillo, per ora ha gravato sul fondo del 118!
Diffidiamo questa direzione dal mettere in atto misure che servono solo a “fare cassa” sulla pelle di lavoratori/ici, ciò di cui abbiamo bisogno è una seria riorganizzazione del servizio in base alle reali esigenze della cittadinanza.
D’altronde la politica “aziendale” degli ultimi 2 anni, fatta di appalti milionari, cessioni di pezzi dei servizi e lavoro precario, appare, oggi, in tutto il suo fallimento!
determiniamo noi lavoratori/ici quali vogliamo siano le priorità di questa azienda, garantendo l’assistenza ed il soccorso quotidiano, ma negando la nostra adesione alle operazioni “di vetrina”, non diamo più disponibilità per tutto ciò che nulla ha a che fare con il soccorso, come esercitazioni e simulazioni di guerre NBCR, eventi mediatici, ecc.
Non manifestiamo insieme a chi – cgil cisl e uil – si è reso corresponsabile di questa situazione (non a caso hanno a fianco la dirigenza aziendale!), crediamo che la “rappresentazione” messa in piedi, serva, domani, a rivendicarsi una pur minima soluzione – che dovrà comunque esserci, pena la chiusura totale della sanità pubblica laziale – al fine di far digerire un eventuale ridimensionamento di salario, orario di lavoro e mezzi pubblici sul territorio in piena pace sociale ed in assenza di conflitto, deludendo così, sempre di più, le aspettative – già flebili – che lavoratori/ici ripongono nel sindacato.
Non ci renderemo strumento di quanti intendono utilizzarci per determinare nuovi equilibri politici – regionali e aziendali – che nulla hanno a che vedere con i reali bisogni di chi lavora.
Continueremo con un’opera quotidiana di denuncia e di lotta, anche attraverso le manifestazioni, per contrastare – DAVVERO – un futuro di tagli e privatizzazioni.