Rome American Hospital, anche la Libia tra le cause della crisi: giovedì 22 sciopero
Scelte aziendali sbagliate, ex soci inadempienti e perfino la guerra di Libia ad aggravare il deficit. Sono alcune delle cause che hanno contribuito allo stato di crisi del Rome American Hospital, casa di cura nata agli inizi degli anni ‘90, i cui lavoratori aderenti al sindacato Usb hanno indetto uno sciopero per il prossimo 22 giugno.
Per l’ospedale privato romano i problemi sono iniziati nel 2010, anno della trasformazione della vecchia Spa che gestiva la struttura in una Srl. Da qui, un susseguirsi di scelte aziendali poi rivelatesi inadeguate, che hanno portato a una grave crisi interna rimasta finora senza soluzione. Non è bastato il contratto di solidarietà difensivo concordato nel 2013 dal management con Cgil, Cisl, Uil e Regione Lazio. Il documento prevedeva una diminuzione del venti percento delle ore di lavoro e conseguente riduzione dello stipendio. Non è bastata la riduzione di 30 unità del personale, passato da 130 a 100 lavoratori attraverso pensionamenti e accordi per scivolo. Non è bastata neppure la “spending review” interna, incapace di eliminare i cospicui superminimi salariali da migliaia di euro oggi riservati solo a pochi privilegiati.
Scaduto il contratto di solidarietà nel 2016, il management nel 2017 ha perfino stipulato con i sindacati confederali un nuovo contratto aziendale con ulteriore riduzione di salari e orario di lavoro ma che, allo stesso tempo, consentiva alla società di assumere nuovi dipendenti nonostante le normative dicono il contrario e, nonostante molti dei suoi lavoratori fossero rimasti a casa.
Ad aggravare ulteriormente la situazione, l’investimento per la costruzione di un centro dialisi rivelatosi poi non a norma, e che per la mancata concessione dei permessi, non è mai stato aperto al pubblico. Un enorme spreco al quale si è aggiunto il mancato versamento di un milione di euro da parte di uno degli ex soci della clinica, al momento della ripartizione delle quote societarie. Infine il mancato pagamento di circa 4 milioni di euro da parte dell’ambasciata libica, per le cure dei reduci del conflitto iniziato nel 2011.
Lo sciopero, indetto dal sindacato Usb, è il primo a interessare direttamente la casa di cura. I lavoratori aderenti incroceranno le braccia per tutta la giornata del 22 giugno e saranno in presidio all’esterno della struttura per manifestare il loro dissenso.