Sanità, nulla di fatto. Salta di nuovo la firma: ci vogliono i soldi per fare il contratto, non ricatti e minacce
Come ampiamente prevedibile l’ARAN si è presentata a mani vuote al tavolo per la “prosecuzione della trattativa del rinnovo del CCNL sanità” da lei stessa voluto e convocato e preceduto da una fitta aura di mistero.
Appare evidente, dall’esito scontato e sovrapponibile a quello del 14 gennaio scorso quando il contratto fu sonoramente bocciato, che le intenzioni del Governo, per mano dell’ARAN, fossero di verificare se i ricatti e le minacce messe in atto in questo mese avessero sortito l’effetto di ribaltare il precedente risultato, in combinato disposto con i sindacati disponibili alla firma di qualsiasi cosa.
Durante l’incontro si è spaziato dal ricatto dell’azione unilaterale del governo sul rinnovo dei contratti, alle bufale sulle cifre o sull’apertura immediata del prossimo contratto, fino alla denigrazione dei sindacati che non intendono piegarsi.
Tutto, pur di firmare un contratto che impoverisce il personale sanitario e non valorizza le professionalità; nessun rispetto e interesse per i lavoratori e le lavoratrici che con quel pessimo contratto dovrebbero convivere con una quotidianità di bassi stipendi, di condizioni e carichi di lavoro insostenibili e aggressioni continue.
Una menzione d’onore va al Nursind, sedicente sindacato degli Infermieri, che ci tiene talmente tanto alla categoria che vorrebbe rappresentare da aver chiesto, nel Lazio, di non erogare l’indennità di Pronto Soccorso in assenza di sottoscrizione del contratto, cercando così di far ricadere le colpe sui dissidenti. Mezzucci dettati dalla disperazione, quella di chi ha la consapevolezza che, di fronte a problemi generali, il corporativismo fa acqua da tutte le parti e non è in grado di portare a casa un bel niente.
Serve uno scatto d’orgoglio di tutti i Sanitari, per rivendicare un contratto che dia il giusto e sacrosanto riconoscimento a chi, tutti i giorni del calendario, si prende cura di tutti i cittadini e le cittadine di questo Paese.
Fuori i soldi!
USB Sanità