Sanità, USB: il DL sulle liste d'attesa è stato più breve di uno spot elettorale

Roma -

Come volevasi dimostrare il DL per l'abbattimento delle liste d'attesa si è bloccato, andando a insabbiarsi sulle contraddizioni e sullo scontro all’interno del governo, e sbattendo nel rifiuto del Mef di finanziarlo. Insomma, se lo scopo per il quale era stato partorito era quello di una sorta di spot per le imminenti elezioni europee, non ha affatto assolto il compito ed è miseramente fallito
Si sa, sbagliare è umano ma, non paghi dell'ennesima pessima figura e con evidente sprezzo del ridicolo, il Governo continua diabolicamente a perseverare. Spacchetta la norma in un disegno di legge, che avrà tempi più lunghi per l’approvazione e in un decreto legge, a basso impegno economico, finanziato con circa cinquecento milioni di euro.

Insomma, è cosa buona e giusta garantire la prestazione sanitaria e garantirla con la tempistica prevista, ma estrarre dal cilindro ideone  già sperimentate e fallite e la cui operatività, peraltro, è demandata alle Regioni è solo, nella migliore delle ipotesi, l’ennesima presa in giro.

Tra le misure, spicca, su tutte, quella di aprire gli ambulatori il sabato, la domenica e i festivi. Per favore, nessuno dica alla Meloni che questo è già fattibile ma non praticabile perché la carenza di personale è tanta e tale da non renderlo possibile; perché ci vogliono tanti soldi per pagare l’attività aggiuntiva e il personale, stravolto dalle turnazioni e dai carichi di lavoro, si rifiuta di farla e perché alle persone anziane e fragili, la notte, sembra consigliato dormire!

Rimandata alle calende greche, appunto sotto forma di disegno di legge, ogni altra misura che possa minimamente urtare la sensibilità della sanità privata come, ad esempio, l’obbligo di mettersi in rete nel circuito CUP, cosa già peraltro prevista in alcune Regioni ma che non funziona. Ed è parimenti rimandata la misura che prevede la possibilità del cittadino, qualora non vengano rispettati i tempi previsti dalla prescrizione medica per l’erogazione della prestazione, di rivolgersi al privato e ottenere il rimborso. Per inciso, la Regione Toscana ha appena emanato una circolare che invece impedisce tutto questo.

La contraddizione e l’incertezza regnano sovrane, l’unica cosa certa che si continua con il tentativo già fallito  di spostare risorse pubbliche verso la sanità privata.
Il governo come al solito sta provando a fare riforme a “costo zero” che, come le precedenti, non faranno altro che peggiorare le condizioni dei lavoratori e dei pazienti.  


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