SCIOPERO A DIFESA DELLE LAVORATRICI LICENZIATE E CONTRO LE BUGIE DEL CDA, DEL SINDACO E DEI CONFEDERALI AL S.TECLA ESTE (PD)
OGGI 28 OTTOBRE RIUSCITO SCIOPERO DELLE LAVORATRICI DEL S.TECLA che hanno iniziato il picchetto alle ore 5,30 per difendere il posto di lavoro, distrutto per 50 di loro che hanno rifiutato la schiavitù della cooperativa, sbugiardando le dichiarazione della proprietà ben sostenute dal silenzio di CGIL, CISL e UIL che voleva tutte riassunte nel paradiso in terra della fondazione, dopo che per anni è stato un inferno dei diritti negati e tolti.
Abbiamo costretto la direzione a stravolgere i turni, visto che ancora una volta non ha indicato i nomi ed i numeri minimi di garanzia, abbiamo costretto le lavoratrici “non solidali” ad entrare di soppiatto da altre entrate come il “servo infedele” di memoria evangelica.
Abbiamo preso il caffè in piazza aspettando il sindaco e portandolo ad un incontro per non fuggire di fronte alle sue responsabilità, ottenendo le solite risposte dilatorie e la difesa della fondazione e della curia, tanto da farlo sembrare un dirigente della stessa, più che un sindaco che rappresenta cittadini del luogo. Gli preannunciamo che ha portato a decidere per l'ennesimo presidio permanente per ricordare che le bugie sulle riassunzioni dei licenziati hanno le gambe corte e che chi dal 1 febbraio sarà senza lavoro non si ferma.
Abbiamo volantinato dentro e di fronte la sede della CGIL per far capire il loro errore nel gestire in maniera genuflessa di fronte alla curia, una vertenza ed una situazione del lavoro che richiedeva indipendenza e coraggio, richiedeva una lotta che non è più nelle corde dei confederali.
NON CI FERMEREMO di fronte alla durezza di un CDA, che ha licenziato persone malate da tempo e persone che stavano richiedendo la pensione di invalidità.
Abbiamo cercato Don Marco Cagol, responsabile della Pastorale del lavoro della diocesi di Padova, presidente della fondazione, che doveva trovarsi ad Este per parlare con le tre licenziate storiche che NON HANNO passato la selezione, smentendo proprio le parole della fondazione e del sindaco, ma non si è fatto trovare, perché ritiene più importante le telefonate alle singole che il confronto con lavoratrici e sindacato.
La lotta non si ferma, in mancanza del RITIRO dei LICENZIAMENTI e l'apertura di un tavolo vero che discuta a tutto campo della problematiche economiche della fondazione, senza scaricare tutto sui lavoratori e con la garanzia della presenza della REGIONE, come garante per i finanziamenti che ha elargito e che elargisce copiosamente alla fondazione.
Nel RIFIUTO totale di ogni dialogo reale chiediamo alla REGIONE stessa, al presidente ZAIA ed all'Assessore Ciambetti di COMMISSARIARE questa fondazione in virtù di una relazione finanziaria che ne indica i motivi di “mala gestione” e degli altri rilievi della direzione ENTI LOCALI.
IL SANTA TECLA è stato ampiamente comprato coi soldi pubblici e con i soldi dei lavoratori, deve tornare al controllo pubblico.