Sedicenne aggredisce operatore sanitario al Gaslini: il disagio degli adolescenti durante la pandemia e la salute mentale dimenticata
La recente, ennesima aggressione ai danni di un operatore sanitario all’interno di un reparto di degenza (in questo caso un delegato sindacale USB in servizio presso il reparto di Neuropsichiatria Infantile del Gaslini di Genova) è l’occasione per rimettere al centro della riflessione comune due importanti argomenti quali le carenze di personale e i deficit di sicurezza all’interno delle strutture sanitarie. Nel caso specifico, questa problematica si intreccia con un’altra che sta emergendo drammaticamente: il disagio e la salute psichica degli adolescenti durante la pandemia.
Da anni, come USB, denunciamo la cattiva gestione del reparto di Neuropsichiatria infantile dal momento che da un lato ci sono stati molti infortuni occorsi ai lavoratori e, dall’altro, le cure prestate ai piccoli pazienti non appaiono come le più adeguate per carenze organizzative, di personale e di formazione.
La dirigenza avrebbe dovuto scorgere nelle nostre denunce chiarissimi segnali di allarme ma così non è stato e adesso che ci ritroviamo di fronte a un grave e diffuso disagio adolescenziale, legato agli effetti delle misure per il contenimento della pandemia di cui la scienza e la politica sono costrette a prendere atto, ancora una volta ci ritroviamo sguarniti ed inadeguati.
Ciò è testimoniato dal fatto che sul “Manuale di accreditamento regionale” della Regione Liguria il reparto di Neuropsichiatria infantile è trattato come un normale reparto di degenza, con il rapporto di un infermiere ogni sei pazienti. Null’altro. Psicologi, educatori, OSS, tecnici di riabilitazione psichiatrica non vengono nemmeno menzionati.
Per questo auspichiamo che, come abbiamo richiesto, a breve si apra un tavolo di confronto con l’assessore regionale per inserire nel futuro Piano Sanitario Regionale specifiche indicazioni, tenendo conto che non è possibile immaginare un miglioramento delle cure per i piccoli pazienti senza considerare la condizione di chi lavora in questa struttura, a partire dalla strutturale carenza di personale e dalla mancanza di formazione specifica.
Da rivedere anche la scelta regionale di innalzare l’età della presa in carico da parte del Gaslini dei ragazzi con DCA, senza consultare le organizzazioni sindacali che avrebbero potuto già allora illustrare il quadro della situazione della dotazione organica. Inoltre, sebbene il PSR reciti che questo tipo di reparto possa ricoverare pazienti fino ai 14 anni, non raramente vengono ricoverati pazienti di 16 anni e oltre, come nel caso del paziente protagonista dell’aggressione.
Inoltre, ribadiamo la nostra convinzione che i Documenti di Valutazione dei Rischi delle aziende che percepiscono finanziamenti pubblici debbano essere pubblicati sui loro siti in modo che la cittadinanza possa rendersi conto di ciò che accade in una struttura a cui affida la propria salute.
Si tratta, comunque, anche in questo caso di criticità che, ancorché in parte preesistenti, sono esplose con l’epidemia da Covid-19 e che suggeriscono una riforma del sistema sanitario che deve tornare ad essere nazionale, pubblico e destinatario di forti investimenti che sono mancati negli ultimi 20 anni. In particolare, bisogna che la salute mentale torni ad essere tutelata anche in apposite strutture territoriali diffuse e facilmente accessibili, dopo che, anche queste, sono state smantellate in quanto “poco produttive” e quindi incompatibili con il nuovo modello di sanità che ha messo al centro del proprio interesse non la salute ma il profitto.