Trivulzio, altro che fusione: siamo diventati una fabbrica di povertà!
“Storicamente il nostro ruolo è sempre stato quello di prenderci cura delle persone più deboli. Oggi, con i nuovi contratti di lavoro, produciamo cittadini socialmente deboli… e sempre più poveri!”
A parlare è Pietro Cusimano, dirigente sindacale USB e dipendente dell’ASP Golgi Redaelli, l’Azienda di Servizi alla Persona che l’Assessore Comunale Majorino vuole fondere al Pio Albergo Trivulzio in un’unica grande azienda che potrebbe perdere la sua natura pubblica.
“A sei mesi dall’insediamento del nuovo CDI (consiglio di Indirizzo) dell’Asp Golgi-Redaelli, siamo ancora in attesa di un confronto con la nuova Presidente Giuliana Bensa, per capire cosa abbia in mente per il futuro di questa Azienda e per quello dei suoi lavoratori; più volte sollecitata, continua a sfuggire al confronto con le organizzazioni sindacali ma nel frattempo lavora su questioni di fondamentale importanza, prima tra tutte la fusione con l’altra grande ASP cittadina, il Pio Albergo Trivulzio, all’interno della quale il Commissario Sileo sta effettuando anch’egli –su indicazione di Maroni- una valutazione sull’ipotesi di fusione.
Così come poco chiara appare ancora l’effettiva compatibilità della Presidente Bensa con l’attuale incarico, dal momento che la stessa è dipendente del Gruppo Segesta, un gruppo concorrente privato che gestisce molte case di riposo. Abbiamo chiesto lumi al Comune di Milano che ha deciso la nomina ma a tutt’oggi tutto tace.
In tutto questo silenzio, nel frattempo, prende sempre più piede il processo di precarizzazione dei rapporti di lavoro. Le cooperative aumentano a dismisura la loro presenza all’interno delle due ASP e fanno profitti sempre maggiori, speculando sul lavoro degli operatori sanitari, infermieri, terapisti e OSS. Queste grandi aziende, nate originariamente per offrire assistenza alle fasce più deboli della popolazione, oggi sono fabbriche di precarietà e nelle intenzioni della dirigenza sono destinate ad esserlo sempre di più: da protettori dalla povertà a produttori di povertà! Un bel salto mortale all’indietro.
Così come non ci lascia tranquilli l’ipotesi più volte avanzata da più parti di trasformare queste aziende pubbliche in fondazioni, né alcune modalità di gestione dell’immenso patrimonio immobiliare delle due ASP.
Chiediamo ai vertici aziendali e alle Istituzioni –conclude Cusimano- che venga immediatamente aperto un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali su questi argomenti. Diversamente metteremo in atto ogni azione possibile a tutela delle due aziende, della loro natura pubblica e dei loro lavoratori”
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Pietro Cusimano: 3207285158