USB CRITICA IL PIANO SOCIO SANITARIO DEL VENETO
Con il Piano Sanitario Regionale si ammette che, se la politica governativa prosegue con il taglio dei trasferimenti nazionali si rischia che il modello veneto venga messo in crisi seriamente.
Nel PSSR si elencano una serie di obbiettivi condivisibili, si parla di garantire servizi, di garantire qualità e poi con l’altra mano si ridimensiona personale, posti letto e si trasferiscono nel territori, nei distretti, in nuove strutture intermedie (hospice, ospedale di comunità, centri riabilitativi) tutta una serie di interventi di post acuzie con conseguente spostamento nel territorio di medici, infermieri,oss e con conseguente spesa per i cittadini.
Nei reparti invece si vogliono introdurre tempi e costi standard uguali per tutti gli ospedali dimenticandosi che gli ospedali non sono uguali tra loro, che in molti esistono alte specialità o situazioni particolari.
Nel PSSR pur scrivendo con un pò di autocritica che i Projet Financing hanno comportato spese ingiustificate con tanto di soldi finiti nelle tasche di costruttori e banchieri, ribadisce la volontà di continuare a costruire muri; cioè nuovi ospedali, Padova in Primis.
Altro punto cardine del PSSR è la razionalizzazione dei servizi e della spesa .
Quanto alla razionalizzazione dei servizi e della spesa, intenzione anche condivisibile nel piano non appare chiara la differenza tra razionalizzare e “ridimensionare”;
c’è il rischio concreto che in carenza di soldi razionalizzare significhi tagliare i servizi.