Unificazione ASL Grosseto, Arezzo e Siena: una giungla

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.......

 

Grosseto -

Non è davvero una selva oscura né un inferno, non esageriamo, ma sicuramente la situazione che si è venuta a creare dopo la unificazione delle AASSLL di Grosseto, Arezzo e Siena può essere definita, senza paura di essere smentiti, una giungla e la dritta via è stata certamente smarrita.

Una giungla, quella creatisi, fatta di regole diverse, di orari diversi, di retribuzioni diverse, di realtà efficienti e consolidate, vedi la centrale 118 di Grosseto, sottratte al territorio, e di organizzazione del personale e delle strutture funzionali ben lungi dall'essere completate.

I frutti avvelenati di una fusione a freddo, accellerata per evitare che un referendum popolare la mettesse in discussione ed attuata esclusivamente per volontà politica della Regione, sono tutti ancora sul tavolo. E lascia attoniti che queste prevedibilissime conseguenze siano state, volontariamente o meno sottovalutate, anzi ignorate, da chi questa fusione la ha progettata e voluta. Altro che la Corrida e dilettanti allo sbaraglio.

Le conseguenze pratiche di questo voluto o meno pressappochismo, le vivono però quotidianamente infermieri, Oss e il personale tutto.

A distanza di più di un anno dalla creazione della ASL unica, è lontana dal vedere la conclusione la tematica riguardante l'orario di lavoro. Ad Arezzo e Siena, per fare un esempio il più comprensibile possibile, il Dipartimento della Prevenzione ha l'orario articolato su sei giorni, mentre a Grosseto è articolato su cinque giorni ed è, ed era, facilmente prevedibile l'impatto sulla vita lavorativa dei dipendenti.

Di sistema di valutazione del personale poi, si è appena iniziato a parlare con l'istituzione di un tavolo paritetico fra Organizzazioni Sindacali ed Azienda Usl Sudest.

Altrettanto lontana da una soluzione è la omogeneizzazione degli stipendi. Sempre per fare un esempio, un Infermiere cat. D, ha una quota mensile di produttività di 122 euro a Siena, di 119 euro ad Arezzo e di 87 euro a Grosseto, mentre un Operatore socio sanitario cat. Bs ha una quota di 90 euro a Siena, di 103 euro ad Arezzo e, come sempre fanalino di coda, di 79 euro a Grosseto. A distanza di un anno, a dispetto delle rassicurazioni date dai vertici aziendali a dicembre 2016, non si intravede la luce alla fine del tunnel e USB sta valutando una azione legale volta a chiedere le somme arretrate perse dai dipendenti della ex Asl 9 dal momento dell'unificazione.

Ed è grave che, a fronte di questo caos, chi ha imposto in maniera dispotica la riforma sanitaria, leggasi Regione Toscana, ora si volti dall'altra parte e lasci la patata bollente alla trattativa aziendale.

Il minimo che ci si aspetterebbe è che venissero destinate risorse aggiuntive per parificare gli stipendi o che comunque venisse ricercata una soluzione ma, al di là di dichiarazioni piccate di esponenti regionali, a fronte di sollecitazioni in tal senso provenienti dal Sindaco di Grosseto – e finalmente che dopo anni di silenzio tombale il primo cittadino del capoluogo torna ad interessarsi di sanità – niente di nuovo sul fronte occidentale.

E che oramai si naviga a vista è dimostrato dalla prospettiva dell'abbandono dell'intensità di cura e lo studio di altri modelli organizzativi. Non ci fosse da piangere verrebbe da sbellicarsi dalle risate. Ma come, e invito a rileggere le dichiarazioni fatte nel corso degli anni da dirigenza ASL, politici locali etc, non era il miglior sistema possibile ? Non metteva al centro del percorso assistenziale e di cura il paziente ? Non poneva il Misericordia all'avanguardia in Toscana ?

Sembra proprio no e sembra che USB avesse proprio visto lontano quando, a più riprese, ha denunciato che l'intensità di cura senza personale non si poteva fare, che la devastante riduzione di personale che ha interessato la ex Asl 9 – nel triennio 2012/2015 sono state perse più di trecento unità – non permetteva una assistenza adeguata ai pazienti e che i carichi di lavoro di Infermieri ed Oss stavano diventando pericolosamente insopportabili. Niente è stato fatto per cercare di cambiare lo stato di cose, Infermieri ed Oss hanno continuato a pagare sulla loro pelle scelte scellerate ed è solo per la loro dedizione che la “baracca” ha continuato a funzionare. Dopo la presa d'atto del fallimento forse un grazie sarebbe loro dovuto. E forse sarebbero dovute anche delle scuse alle persone che nel corso di questi anni hanno avuto modo e maniera di provare l'intensità di cura in salsa grossetana in veste di pazienti. Scusateci ma pensavamo fosse amore e invece era un calesse.

Stefano Corsini

USB P.I.

Federazione Provinciale di Grosseto