Conferenza stampa presentazione del Libro bianco sul Santo Spirito
BLOCCO OPERATORIO DELL’OSPEDALE SANTO SPIRITO
CONFERENZA STAMPA
Giovedì 9 marzo alle ore 10.30, presso la Sala della Piccola Spezieria dell’Ospedale S. Spirito, Borgo S. Spirito 3, Roma.
Dopo circa sei anni di lavori di ristrutturazione e decine di milioni di euro spesi, le camere operatorie del Santo Spirito ancora non funzionano. I cittadini Romani sono da tempo privati di un importante servizio di chirurgia in uno dei più centrali ospedali della capitale, e le risorse economiche della sanità pubblica sono finite agli ospedali privati convenzionati.
Per denunciare questa grave situazione le RdB indicono una conferenza stampa a cui parteciperanno: i responsabili nazionali RdB-CUB Sanità, il coordinamento Regionale RdB P.I., la struttura RdB Santo Spirito, Anna Pizzo Consigliere Regionale PRC, Bruno De Vita per l’ADUSBEF, Gianni Cavinato per l’ACU.
L’iniziativa delle RdB si pone in sintonia con l’interrogazione in merito recentemente presentata alla Regione Lazio dal Consigliere Anna Pizzo.
Come già avvenuto nel 2004 per il San Camillo, le RdB Pubblico Impiego hanno esposto le problematiche del Santo Spirito in un libro bianco, che verrà distribuito ed illustrato nel corso della conferenza stampa. Sarà inoltre presentata una relazione che ripercorrerà in dettaglio tutte le vicende che hanno determinato la drastica riduzione dell’attività operatoria nell’ospedale.
Riportiamo l'articolo apparso su Carta Qui Lazio:
Libro bianco sul Santo Spirito
La pubblicazione del libro che documenta la "sanità malata" in uno degli ospedali più noti di Roma, curato da RdB/Cub. Tra sale operatorie troppe volte ristrutturate e ignoti stanziamenti del Giubileo, sul Santo Spirito c’è l’ombra del grande affare degli appalti.
I Padroni del Santo Spirito (di AnnaPizzo)
Roma - Tutti sanno che tra le operazioni aritmetiche c’è la moltiplicazione.
Pochissimi però sanno che anche tra le operazioni chirurgiche vige la stessa regola, anzi, più esattamente, quella del "moltiplica et impera".
Capita all’ospedale Santo Spirito di Roma. Non è il primo e, temiamo, non sarà l’ultimo Libro bianco di denuncia sull’ospedalità "malata" del Lazio. Non è neppure né il primo né l’ultimo Libro bianco curato dalla Rdb/Cub che ne produsse uno sul San Camillo che suscitò un notevole rumore. Quello di cui stiamo ora parlando riguarda la lunga e travagliata storia del blocco operatorio di un ospedale che, per storia e per lustro, rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’ospedalità romana. Su uno dei Lungotevere più belli del centro storico, il Santo Spirito spicca con la sua mole imponente e ottocentesca. I cosiddetti "interventi" in occasione del Giubileo che lo hanno riguardato sono stati molti, e non pochi hanno avuto considerevoli code polemiche.
Le parole iniziali della relazione con la quale la Rdb/Cub aprirà la conferenza stampa di denuncia, il 9 marzo, fanno ben intendere l’entità delle questioni: "intendiamo denunciare - si legge - un caso di mala gestione di una struttura sanitaria, emblematico esempio dell’uso della cosa pubblica da parte del sistema politico per proteggere i propri interessi agevolando il profitto privato".
Ma non avranno, gli operatori delle rappresentanze di base esagerato nei toni e nella sostanza? I fatti, ben circostanziati, confermerebbero purtroppo le accuse.
Chiuso per ben due anni, tra il ’98 e il ’99 per lavori di ristrutturazione del Giubileo 2000, il Santo Spirito ha ricevuto, dal fondo speciale per il Giubileo, per quei lavori ben 25 miliardi delle vecchie lire, per un costo complessivo dell’operazione di circa 25 milioni di euro.
Arriviamo così al 2000 quando l’ospedale riapre e "rinascono" anche quattro camere operatorie [il progetto iniziale ne prevedeva tre].
Purtroppo, però ne verranno utilizzate solo due e una terza per le emergenze a causa di carenza di personale.
Il blocco operatorio del quarto piano, però, che avrebbe dovuto essere il piatto forte della ristrutturazione, lasciava molto a desiderare: niente percorsi separati sporco-pulito, nessun filtro di accesso per pazienti e personale, inadeguata climatizzazione né stanze di preparazione all’intervento e di risveglio adeguatamente collocate.
Insomma, una operazione più di facciata che di sostanza e soprattutto di funzionalità.
Arriviamo così al 2003, quando, tra settembre e novembre, si annuncia che due delle quattro camere operatorie hanno bisogno di un nuovo rifacimento in vista di una generale ristrutturazione dell’intero blocco operatorio. Insomma, per decenni non si fa nulla e poi, nell’arco di tre anni, già bisogna rimetterci pesantemente le mani. Costo, 183.770,85 euro e i lavori affidati dalla Ati [Associazione temporanea di impresa] Siram Lotito che vanno a sommarsi alla ordinaria manutenzione edilizia che la stessa ditta presta e a quelli dei futuri cinque anni per altri 15 milioni e rotti euro l’anno aggiudicati all’ATI ASTRIM.
A suffragare le necessità dei lavori, solo una nota del direttore dell’Unità operativa, dottor Cannella, che, nel giugno del 2003, richiede una seconda centrale di sterilizzazione ma non la totale ristrutturazione del blocco, ma senza alcun atto tecnico a sostegno.
Nel gennaio 2004 le due camere operatorie, nuovamente ricostruite [anche se in realtà solo in parte], vengono aperte in una solenne cerimonia e alla presenza dell’allora governatore Storace e dell’allora assessore alla sanità Verzaschi (ora passato all’Udeur] E SUBITO DOPO VENGONO SMANTELLATE.
Non passa neppure un anno che la direzione dispone d’urgenza, in base a un verbale dell’architetto Cascarino, una nuova ristrutturazione del blocco operatorio.
Le opere richieste sono le stesse della ristrutturazione precedente, con la sola aggiunta della sala di terapia intensiva post operatoria. E sapete a chi vengono affidati i lavori?
Non più alla Ati Siram ma alla Ati Astrim per un importo di 668.250 euro. Sono passati ben quattro anni dalla prima inaugurazione e ancora le sale operatorie disponibili del quarto piano restano comunque solo due. E’ significativo anche, si legge nel Libro bianco della Rdb/Cub che "a supporto di questo ‘indispensabile e inderogabile’ provvedimento di ristrutturazione, sia stata esibita la richiesta del dottor Cannella, nel frattempo divenuto direttore del dipartimento, per la sola realizzazione di un secondo centro di sterlizzazione mai installato".
A questo punto, la direzione aziendale avvia presso il tribunale civile di Roma un accertamento tecnico preventivo sui lavori giubilari, di cui non si conosce l’esito.
Ed eccoci allo scorso anno: in luglio viene affidata, udite udite, alla Ati Astrim la ristrutturazione degli impianti tecnologici di due camere operatorie non specificate per un importo di 981.720 euro.
Ultimo atto prodotto in extremis dalla amministrazione uscente, prima dell’avvicendamento con la nuova direzione aziendale. Anche questi lavori non sono mai stati realizzati.
Si legge nel Libro bianco: "Dopo circa sei anni di lavori e decine di milioni di euro spesi prima per la realizzazione e poi per successivi inspiegabili rifacimenti, mentre ora si parla di ulteriori ristrutturazioni, le camere operatorie ancora non funzionano. Per sei anni i cittadini romani sono stati privati di un importante servizio di chirurgia in uno degli ospedali più centrali della città e le risorse economiche della sanità pubblica sono finite negli ospedali privati convenzionati sui quali sono stati dirottati i pazienti durante la chiusura dell’ospedale e dopo la chiusura delle camere operatorie".
Poche righe, infine, sulla varie Ati [associazioni temporanee di impresa] aggiudicatarie degli appalti di manutenzione edilizia. Tra Le attuali ditte aggiudicatarie degli appalti del Santo Spirito [ma è così in tutti gli ospedali romani] ci sono Snam, Linda (Lotito) e Gaspetroli, quasi tutte già presenti tra quelle del precedente appalto.