SOTTO INCHIESTA I PIANI DI RIENTRO

ANCHE LA CORTE DEI CONTI LI BOCCIA

Nazionale -

“Da anni lottiamo, in completa solitudine, contro i piani di rientro dal deficit additandoli come uno strumento fallimentare di gestione della sanità pubblica” – dichiara Licia Pera dell’esecutivo nazionale sanità della RdB/CUB.

 

 

In nome dei Piani di Rientro sono stati chiusi interi ospedali e  servizi, tagliati posti letto (più di 4000 solo nel Lazio), ridotto fino al collasso il personale sanitario con il blocco del turn over, decurtati i salari e avviati alla mobilità e al licenziamento centinaia di precari e operatori della sanità privata e innalzate ai massimi livelli le tasse regionali,  “senza che in alcun modo ciò si sia tradotto in maggiore qualità dell’assistenza e delle prestazioni, come del resto dimostrano l’aumento del deficit e l’allungamento delle liste d’attesa” prosegue la sindacalista.

 

 

“Fin dalla vicenda Lady ASL abbiamo dimostrato attraverso la stesura di numerosi libri bianchi, oggetto di attenzione della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica, dove risiedano  realmente gli sprechi: cartolarizzazioni, appalti, esternalizzazione dei servizi, proliferazione di manager da stipendi milionari con lauti extra pure in assenza di risultato” continua indignata la sindacalista “siamo perciò soddisfatti che il nostro grido non sia più isolato ma addirittura confermato da un organo autorevole come la Corte dei Conti attraverso una dettagliata relazione, che dovrebbe far riflettere numerose forze politiche e sindacali che di quei Piani sono stati artefici e sostenitori”.

 

 

E’ il caso che riflettano a fondo anche quanti si apprestano a campagne elettorali tutte all’impronta delle promesse di “buona sanità”, nel Lazio in particolare, le parole d’ordine finora agitate sono da una parte la rinegoziazione del Piano di Rientro e dall’altra l’operazione “trasparenza”, “programmi che devono essere rivisitati al più presto se anche la corte dei conti dichiara il fallimento totale del primo e l’incompatibilità del secondo stante la conferma dell’attuale politica sanitaria.

E’ evidentemente arrivato il momento di cambiare rotta.”